Ricevo dal CFS e pubblico:
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:tape2:
:frusty: :faint2: :no-:
Scusate, ma tanto per capirsi, qual'e' la parte che reputate "balorda" se cosi vogliamo definirla?
Inserire un microchip, naturalmente di ultima generazione, in una tartaruga di 5 cm ha un elevato grado di rischio se non fatto da Veterinari superesperti. Il pericolo che alcuni Veterinari senza esperienza facciano gravi danni e' elevato. Inoltre potrebbe aumentare l'illegalita' da parte di allevatori che non vogliono far correre tali rischi ai loro animali:no-:
Va beh, ma questi non sono "effetti collaterali" della normativa...io voglio sperare che ogni veterinario abbia la professionalita' e la coscienza di sapere se e' in grado o meno di eseguire l'inoculo.
Se non fosse cosi, non dovremmo fidarci mai dei veterinari ( e nemmeno dei nostri medici...:-) )
Stesso discorso sulla legalita' , sicuramente ci sara' chi non e' disposto, ma ricordo che all'epoca nemmeno una raccomandata non era accettato da molti...
A me basta che sia sempre piu larga la distanza tra la legalita' e illegalita' , e ci sia sempre meno promiscuita' tra le 2 cose, poi chi sceglie di stare nell'illegalita' se ne assumera' eventualmente le conseguenze no?
Il punto è proprio quello di capire quanto è rischioso e complicato inserire il microchip in una tartaruga di età inferiore ad un anno :|
A me non sembra una cosa così semplice, onestamente io sono un po' preoccupato :|
Dai test e le prove fatte da veterinari competenti e da diversi allevatori, praticamente zero problemi e zero conseguenze.
Ovvio che serve appunto competenza.
La cosa che spero è che la competenza che serve non sia troppo spinta, altrimenti ci sarebbe sempre il rischio di rivolgersi a qualcuno che non è particolarmente ferrato nell'intervento e che mette a rischio le condizioni di salute delle tartarughine.
Spero che questo aspetto sia stato adeguatamente preso in considerazione da chi ha pensato i test :dull-: e da chi ha ratificato la nuova circolare :)
Io sono sempre stato contrario all'inoculo di microchips, questo perchè sono convinto che possa dare dei problemi, che nel breve periodo magari non sono riscontrabili, ma nel tempo sì. Riguardo le valutazioni fatte dal legislatore su studi fatti sulla nocività o meno di questi apparecchi, basta leggere che "hanno avuto parere favorevole dal FNOVI" che guardacaso sarà chi si ingrosserà il portafogli grazie a questa normativa, per capire cosa gliene può fregare del benessere degli animali...
Detto questo, purtroppo la marcatura tramite il microchip è l'unica che possa avere una validità, in quanto la marcatura fotografica è un ridicolo e inefficente mezzuccio. Sfido chiunque a riconoscere una tarta (magari una Marginata o una hermanni) da una foto, a meno che abbia qualche particolare deformazione.
Ci si deve adeguare se si vuole continuare ad allevare e far nascere questi splendidi animali, altrimenti si smette di farli nascere.
Questo è il motivo che mi ha spinto ad abbandonare con immenso dolore la riproduzione di Testudo e di dedicarmi ad altre specie.
Vedremo
Non era riferito al tuo post Turtlej, ma a quello di Luca, scusami se lo sembrava:wink-:
Di mio posso fornire una testimonianza decisamente limitata, ho microchippato solo una decina di animali di cui solo 3 di misure paragonabili a Testudo entro l'anno di eta'.
A distanza di quasi 2 anni tutto ok, nell'immediato nemmeno le piu piccole hanno dato segno di fastidio, camminando immediatamente (e normalmente) appena rimosso il cerotto anti-movimento, nutrendosi da subito e dimostrando quindi normalita' assoluta.
Il mio veterinario, che li usava per la prima volta, ha dato parere piu che positivo ai microchip in questione, trovandoli davvero adatti allo scopo, avendo un ago quasi paragonabile a quello da iniezione.
Pero' una nota Associazione italiana, in collaborazione con diversi allevatori (ed altri allevatori ancora in maniera autonoma) ha provveduto a testare il tutto su ormai centinaia di esemplari, sempre con esito positivo.
Nella mia ignoranza, credo che se problemi ci devono essere possano manifestarsi nei primi 2 anni (anche molto prima in realta'), dopo i quali penso sia davvero improbabile possano verificarsi imprevisti.
A scanso di equivoci, e dato che di falsita' ne ho gia sentite tante preciso che:
NON vendo microchip (li acquisto come i comuni mortali quando mi servono)
NON vendo ne commercio Testudo (ne baby ne adulte)
NON collaboro ad alcuno studio ne ho interessi personali nella questione (sono forse l'unico a poterne parlare a cuor leggero)
Meglio precisare, eh :yes-:
Da parte mia nessun dubbio a riguardo sulla tua completa neutralità sull' argomento Luca-Ve.
I microchips se inoculati in modo appropriato non danno nessun tipo di problema fisico, su questo non si discute. Sono però pur sempre dei trasmettitori magnetici, che a mio avviso (ma non solo) potenzialmente possono creare danni a livello neurologico.
Magari è un esempio stupido, ma i telefonini (e le onde magnetiche), che fino a qualche mese fa per la maggior parte della intelligentia scientifica erano considerati innocui, oggi è provato che innocui proprio non sono...questo mi fa pensare.
Luca ma l'hai visto:shocked-:? Se si allora non mi faro' mai fare una iniezione dal tuo medico che usa aghi di tali dimensioni! :risata:
Ti posso dire che non sono da sottovalutare inserimenti accidentali in cavità addominale o in organi quale il fegato (e' gia' successo)
Ho specificato solo perche di falsita' messe in giro ad arte ne ho sentite talmente tante che era meglio chiarire :wink-:
Una precisazione, sono magnetici ed "emettono" qualcosa solo nel momento in cui vengono "attivati" dal lettore, altrimenti sono completamente inerti, se vogliamo usare questo termine.
Quindi premesso che, per restare ai telefonini, (nemmeno questi hanno mai dimostrato univocamente siano dannosi), quante volte si "attiva" un microchip per leggerlo?
Presumo non oltre una decina di volte nella vita di un animale...
Se paragoniamo, ogni volta che lo attiviamo crea gli stessi danni di una telefonata che facciamo :happy-:
Beh, e' ovvio che e' solo un paragone e che l'ago e' piu grosso, ma non e' nulla a che vedere con l'ago da inoculo dei microchip tradizionali (per fortuna).Citazione:
Luca ma l'hai visto:shocked-:? Se si allora non mi faro' mai fare una iniezione dal tuo medico che usa aghi di tali dimensioni! :risata:
Ti posso dire che non sono da sottovalutare inserimenti accidentali in cavità addominale o in organi quale il fegato (e' gia' successo)
Ripeto, l'errore sta alla competenza del veterinario, che avra' si un margine di errore ma e' lo stesso di quando deve compiere un intervento chirurgico o un trattamente farmacologico, anzi, direi davvero molto inferiore.
sono nuovo e non molto ferrato sull'argomento tartarughe..dopo leggerò meglio la legge in questione, gli ho dato un occhiata ma più che altro ho letto i commenti..
c'è una cosa che vorrei sottolineare, magari è un pò offtopic o poco inerente, ma a livello personale ha un pò di rilievo quindi procedo:
un microchip è un corpo estraneo, se fosse normale la natura ci avrebbe creato con esso incluso, non sono una tartaruga, ma son sicuro che questo microchip crei non poco fastidio nell'animale, è posso affermare questo con quasi la totale certezza in quanto sono detentore di una placca per osteosintesi da ormai 4-5 anni, e più passa il tempo più male mi fa infatti a breve dovrei rimuoverlo. credo sia violenza gratuita sugli animali.
chiudo la parentesi e spero perdoniate il mio punto di vista
Che siano tanto piccoli non direi
http://t1.gstatic.com/images?q=tbn:A...8u_NN1YwdZN4Bn
Specie considerando dove vogliono metterli
http://images03.olx.it/ui/7/89/73/12...ale-Torino.jpg
Sono certamente più piccoli dei precedenti, ma sono studiati per marcare cani e gatti di 2 mesi, certo non tartarughe.
Meno male che allevo acquatiche.
Quello che mi lascia perplesso è che presso gli addetti ai controlli correva voce addirittura di una rimozione delle tre Testudo dall'All. B data la grande disponibilità di esemplari allevati in cattività.
Per approfondire:
Microchipping of Animals
Quoto :susu:
Da queste foto si capisce che il microchip è grande quasi come mezza zampetta :eek-:
L'osservazione che faccio è la seguente: non avrebbero potuto sancire l'obbligatorietà di chipparle magari entro il secondo anno di età anzichè il primo? :|
Provo a rispondere a tutti, spero di non perdermi tra i quote :laugh-:
Capisco ma sono discorsi che lasciano il tempo che trovano...allora la natura li animali li crea liberi, non dovremmo detenerne nessuno e il discorso sarebbe chiuso in partenza.
Allo stesso tempo la natura crea malattie e gli animali muoiono, eppure si fa di tutto per curarli e farli sopravivere.
Sono ignorante in materia e non posso giudicare il tuo caso, ma mia madre con una protesi all'anca sta da dio, e credo non manchino gli esempi di persone che "con corpi estranei" vivono benissimo e meglio di prima (protesi, pacemaker ecc).
Sul fatto che un microchip possa dare fastidio alla tartaruga, possiamo solo osservare se appaiano anomalie, come infezioni, comparsa di masse anomale, difetti di deambulazione o elementi di stress.
Se non compaiono questi, e' ragionevole pensare che non diano alcun fastidio.
Questa e' una leggenda metropolitana messa in circolazione (e richiesta) da qualcuno, ma dubito dagli addetti ai controlli perche dovrebbero sapere che CITES e Regolamenti Comunitari vari servono a tutelare gli esemplari selvatici e il commercio, non quelli detenuti in cattivita'.
Quindi se le Testudo in natura sono in rapido declino, mentre quelle in cattivita' sono milioni, rimangono sempre in All.A (e App.I) per non dare il colpo di grazia alle selvatiche...
P.s. davvero, in quelle foto il microchip sembra piu grande della tartaruga :laugh-:
Sicuramente si, e sarebbe stata una cosa che avrei condiviso in pieno.
Il problema sarebbe stato pero' obbligare gli allevatori a tenersi i baby in casa per quasi 2 anni, cosa che a quanto pare fa storcere il naso a tutti...io lo vedo come un controsenso enorme, ne avrei molte da ridire ma a quanto pare e' cosi.
Beh, il fatto che le Testudinidae spp (kleinmanni a parte, parlando del genere Testudo) siano in App. II CITES poteva lasciar pensare al fatto che lo spostamento in All. B sarebbe potuto essere una cosa possibile.
Io comunque credo che sia corretto mantenerle in All. A (purtroppo).
La mia idea - buttatà lì un po così - era quella di prevedere l'obbligatorietà di inserire il microchip entro il secondo anno di vita. Ciò non vincolerebbe gli allevatori a tenersi le baby per due anni, in quanto chi le vuol cedere prima avrebbe comunque la libertà di decidere di microchipparle entro il primo anno di vita. Allo stesso tempo, chi vuole ridurre i rischi e l'invasività dell'intervento, potrebbe aspettare fino al secondo anno di vita della tartarughina.
Veramente si tratta di una discussione avuta personalmente con il responsabile dell'Uff. CITES di Milano a ottobre.
D'altra parte, come sapete visto che mi occupo solo di acquatiche, non avrei nemmeno motivo di sollecitare soluzioni o dar corpo a fantasie.
Ma evidentemente avrò avuto le traveggole.
Per le dimensioni dei vari Microchip:
TROVAN UNIQUE transponders
Il più piccolo è' largo 2 mm e lungo 7.
Quindi è effettivamente più grande della zampina di una baby.
Non solo kleinmanni, ci sono anche le radiata, le yniphora, le Pyxis e diverse altre.
E' analogo alle nostre mediterranee il caso di Malcochersus tornieri, inserito in App.II CITES ma in All.A per i Regolamenti comunitari.
Purtroppo, osservando il trend, sono convinto che succedera' l'inverso, cioe' saranno molte le specie in All.B a passare in All.A :sad-:
Sicuramente poteva essere una possibilita', che , avendo voce in capitolo, si poteva proporre.
QUi si entra in un altro problema, cioe' il fatto che gli allevatori (amatoriali e non) non hanno un rappresentante accreditato presso le Istituzioni che abbia portato proposte alternative percorribili, purtroppo chi poteva esserlo si e' dimostrato poco propositivo preferendo portare proposte estranee alle normative europee o preferendo scontrarsi a un dialogo serio di cui tutti si sarebbero giovati...
Cosa posso dirti se non che mi stupisco del fatto che dei funzionari non conoscano le finalita' (se e' come riporti tu) delle Norme che applicano?
Come gia detto, CITES e Regolamenti Comunitari che la ricalcano, perseguono lo scopo di regolamentare il commercio di specie protette e di tutelare la fauna libera e selvatica, non quella domestica.
Altrimenti anche le angonoka (e le radiata) potrebbero passare in All.B, in Asia ne tengono a migliaia in cattivita'...
P.s. senza bisogno di consultare siti vari, i mini microchip misurano 1,25x7 millimetri, poco piu di un millimetro quindi per il foro d'entrata.
@ Luca-VE: Testudo hermanni-marginata e graeca sono in all. A app. 2
@pminotti: quelli utilizzati in Italia su animali di 2 anni (di un anno personalmente non ho al momento notizia) sono i nanotrasponder (1,25 x 7 mm.)
Fantastico, corro a farmi microchippare!:afraid2:
SI mi sono accorto che prima erroneamente avevo messo tra parentesi App.I, mi sono corretto nel messaggio successivo ma hai fatto bene a farmelo notare :yes-:
Si, questi:
ID-100A(1.25) Nano Transponder
http://www.trovan.com/products/anima...25-xpdrs02.jpg
World’s smallest transponder.
Unobtrusive ID.
Use in even the smallest species.
Suitable for insertion into pre-drilled holes, or for molding into plastic items.
Typical read range: 90 mm (3.54 in.) w/ GR-250 reader.
Dimensions: Dia. 1.25 mm; Length 7 mm (0.049 x 0.27 in.)
che, per inciso, è quello della prima foto.
Quindi sono enormi per una tartaruga di 5 cm.
E' la lunghezza il problema.
Comunque, se i veterinari dicono che va bene e che è obbligatorio, non ci sono alternative.
Tranne astenersi dall'allevamento.
Il punto è che i funzionari sono perfettamente a conoscenza delle finalità degli accordi CITES ma, operando sul campo, sanno anche come le complicazioni legate a questi controlli facciano aumentare i prezzi favorendo il bracconaggio.
Per intenderci, il bracconiere di Savona arrestato fuori dal Tartaexpo vendeva delle Marginata baby a 45€, mentre si trovano normalmente tra 60 e 80. Provoca quindi un danno enorme per pochi euro, riempiendo una nicchia di mercato che potrebbe essere colmata (e addirittura saturata) dalle infinite nascite in cattività se solo la normativa fosse più semplice e se ci fosse un diverso atteggiamento degli allevatori.
E abbiamo il paradosso della Forestale impegnata a recuperare Trachemys ignorando le Emys.
Mah?
Ma scusa, certe cose mi fanno sbroccare, che testa bisogna avere per acquistare una marginata bracconata o in nero a 45 euro quando a 60 la compri regolare?
E se c'e' gente che va dietro a queste cose, personalmente li inc....... a fuoco, senza trovare alibi o altro.
IL "bracconiere di Savona", se le normative fossero piu semplici e in fiera le marginate costassero 30 euro, le venderebbe comunque in nero a 20...
Come hai detto tu, la richiesta di mercato potrebbe essere saturata se soltanto:
dato che di modificare le normative europee non se ne parla, io mi impegno per cercare di inculcare la frase quotata.Citazione:
se ci fosse un diverso atteggiamento degli allevatori.
Sui microchip:
io credo che il "problema" si dovrebbe porre se gli animali dessero segno di malessere, ma dato che finora sembra filare tutto liscio, non si registrano problemi e anzi si moltiplicano i pareri favorevoli, di quale problema stiamo parlando?Citazione:
che, per inciso, è quello della prima foto.
Quindi sono enormi per una tartaruga di 5 cm.
E' la lunghezza il problema.
Comunque, se i veterinari dicono che va bene e che è obbligatorio, non ci sono alternative.
Se venissero presentati problemi, sarebbe giusto correre ai ripari.
..se sono stati fatti studi scientifici seri da veterinari competenti sulla inoquità di questi chip, allora non ci sono problemi. Mi piacerebbe vederli pubblicati e leggerli per farmi un'idea, si trovano? Altrimenti da ricercatore mi vengono un po di dubbi..
..rileggendo il mio post potrebbe sembrare un po polemico..non era mia intenzione, era una domanda seria..
sorry
Come dicevo prima:
"Adverse Microchip Reactions and Biocompatibility
Transponder failures occur, but are rare. Transponder migration, although infrequent, is the most common complication associated with microchip implantation,24,25,56,57 with the elbow and shoulder the most common locations for errant transponders in small animals.24,25,57,58 Microchips implanted in the shoulder regions of dogs appear more likely to migrate.59 Retrospective evaluation of 33 horses, donkeys, and mules revealed that microchips implanted in the recommended site (nuchal ligament) according to manufacturer's recommendations did not migrate and were readily detected with scanners.1
Microchip implantation should not be considered a substitute for proper external identification of animals.52 Microchipped animals should also wear collars with proper identification.30,32,33 The value of implanted microchips may be higher, and the chance of recovery improved, for cats that do not wear collars or easily escape collars.30,32,33 Tattoos, license tags, rabies tags and personal visual identification are all components of a comprehensive pet identification program.52
The BSAVA instituted a microchip adverse reaction reporting system in 1996. The following table summarizes the reported types and incidences of microchip-associated adverse reactions in the United Kingdom.56 The unified microchip registration database in the U.K, petlog, reports more than 3.7 million registered, microchipped pets.60 The following chart summarizes the adverse reactions reported to BSAVA:56
Reaction 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996
Failed 5 1 2 7 6 1 7 4 1 1 1
Hair Loss 1
Infection 1 1 5 1 2 1 1 1 2 1 2 1 1
Lost 3 3 7 6 6 2 3 34 7 1
Migration 3 16 16 12 27 33 12 7 9 33 28 24 9
Swelling 1 3 8 1 3 2 1 1 2 1
Tumor 1 1
Unknown 1 1 3 1 2
Total 4 18 29 32 38 50 29 13 21 75 41 29 11 1
Implantation of transponders into the subcutaneous tissues behind the ears of 4-week old piglets produced an initial inflammatory reaction that subsided by 21 days postimplantation. A fibrous capsule formed around the microchip and remained the same thickness from 21 days until the completion of the study at 6 months postimplantation.61 Microchip implantation in the subcutaneous tissues behind the ears of 55-week old piglets for intervals of 3 to 150 days was well accepted and produced a cellular tissue reaction that decreased with time.62
A study of 343 1- to 3-month old fattening calves implanted with a total of 686 injectable microchips in the ear, armpit, or upper lip revealed minimal tissue reaction surrounding the implants at slaughter 8-9 months after implantation.63
Animal Microchips and Cancer
Microchip transponders are commonly used to facilitate identification of individual animals in research. Inbred mice strains are commonly used in research, and tumor susceptibility varies with strain.3,64-67
In species or strains prone to developing tumors, an implanted microchip may induce a foreign-body reaction and tumor formation, similar to vaccine-associated sarcomas in cats.65,68-70 The most commonly reported foreign body-induced tumors in mice and rats are fibrosarcomas, spindle-cell sarcomas, and anaplastic sarcomas.64 Implantation of glass coverslips, plastic coverslips, or plastic coverslips with roughened surfaces underneath the skin of inbred mice (CBA/H; CBA/H-T6; C57BL/10 ScSn; and AKR/J strains) resulted in the formation of foreign body-induced sarcomas.68 The tumor types identified were fibrosarcomas, spindle-cell sarcomas, round cell sarcomas, anaplastic sarcomas, one hemangiosarcoma, and one round-cell sarcoma with bone formation.68 Similarly, the implantation of nonreactive materials such as platinum, stainless steel, quartz, gold, and chemically pure polymers induced tumors in mice or rats.64
The risk of foreign body-induced tumors is affected by duration, species (and strain), and size.3,64 Mice and rats are more susceptible than other species to developing foreign body-induced tumors; therefore, extrapolation of increased incidences of foreign body-induced tumors in mice to increased risk in other species, including humans, is inappropriate.64 Any foreign substance inserted into the body for long periods of time is capable of inducing neoplasia.3,64,70 The surface texture of the foreign body affects the risk of reaction and neoplasia formation.3,64,71,72 The surface area of the foreign body is also a factor; larger surface areas are associated with increased risk of neoplasia.3,64 Although microchip size may vary within a narrow range, the majority of microchips used in research and companion animals in the United States are 2 mm in diameter and 12 mm in length. Therefore, the same size microchip in a mouse presents a markedly larger surface area compared to the animal's body size than it does in a larger species such as a dog or cat; this may partially explain the species differences in the reported incidence of tumors associated with microchip implantation.
A number of studies have reported microchip-associated tumor formation in laboratory animals. However, the majority of these studies were not conducted to determine the frequency of tumor formation associated with microchip implantation alone; the tumors were observed in animals used for ongoing carcinogen and oncogenicity research, and the possible impact of the carcinogenic substances on the reported incidence of tumor formation should be considered when interpreting the studies. In addition, the microchips implanted in these animals were not the type same microchips that are implanted into pets.
Ball et al72 reported minimal tissue reaction and an absence of tumor formation surrounding the microchip implantation sites of 40 Sprague-Dawley rats one year after implantation.
Elcock et al3 reported a 0.7% incidence of microchip-associated tumors during two 24-month, separate chronic toxicity/oncogenicity studies using a total of 1200 Fischer 344 rats. All tumors occurred during the second year of the studies, and were mesenchymal in origin. Eight rats developed visible tumors associated with the implanted microchips, and 5 of the 8 were euthanatized due to the tumors. None of the tumors occurred in untreated, control rats in either study.
Johnson69 reported an overall incidence of less than 1% of subcutaneous sarcomas identified in mice used for oncogenicity studies. The tumors occurred at one year post-implantation or later, and were typical of foreign body-induced sarcomas.
Following use of implanted microchips for identification of laboratory animals for more than a decade without tumor formation, one group of researchers observed an increased incidence of sarcomas in heterozygous p53+/- mice used for a carcinogenicity study.67 Eighteen of 177 mice (10%) developed sarcomas at the site of microchip implantation. However, the authors cited a previous reference supporting increased susceptibility of this strain of mouse to development of sarcomas at sites of foreign body implantation. In addition, the authors stated that use of the same transponder in more than 2000 mice of a different strain (Tg.AC) over a 4-year period did not result in the formation of tumors at the implantation sites.
Thirty-six (0.8%) of 4279 implanted mice (4279 CBA/J inbred strain) developed various soft tissue tumors at microchip implantation sites during research to investigate the influence of parental preconceptual exposure to radiation or chemical carcinogens.65 The majority of neoplasms were fibrosarcomas, but malignant fibrous histiocytomas, hemangiopericytoma-like neoplasms, and malignant schwannoma-like neoplasms were also identified. Evidence of metastasis was not observed in any of the affected animals. The frequency of tumor formation was significantly higher in females than males, but the general health of the mice was considered normal and no clinical signs were observed except nodules at the site of implantation.
The same microchip brand implanted into a different strain (B6C3F) did not induce tumor formation during a 24-month duration study.73 Mice used in this study (140 total) were not used for concurrent carcinogenicity or oncogenicity studies. The survival rate for the study did not differ from previous noninvasive, nutritional studies. Histologic examination of tissues obtained at 3-, 15-, and 24-month necropsies revealed a fibrous capsule of varying thickness encasing the implants; no neoplastic changes were observed.
Palmer et al66 reported fibrosarcomas associated with implanted transponders in 16 (2%) of 800 B6C3F1/CrlBR VAF/Plus mice. Four additional animals also developed fibrosarcomas, but the tumors in these mice were not associated with the implantation site. According to Rao and Edmondson,73 the prevalence of subcutaneous sarcomas in B6C3F1 mice was reported as high as 12%. Palmer et al reported no implant-associated tumors were identified in a different strain of mice (Crl:CD-1), supporting strain-related differences in susceptibility to tumor formation.
Le Calvez et al74 reported 4.1% of 1260 microchip-implanted mice used for 3 carcinogenicity studies developed tumors associated with the implanted transponders. The rate of tumor formation varied from one study to another, possibly reflecting an impact of the carcinogen studied. Fifty of the 52 mice that developed tumors were affected by mesenchymal tumors, and histopathologic examination of the remaining 2 tumors revealed mammary gland adenocarcinoma. The mice in these studies were B6C3F1 genetically modified mice; the authors reported a 2% baseline occurrence of these tumors within the strain population.
A microchip-associated leiomyosarcoma was reported in an Egyptian fruit bat housed in a bat conservancy.72 The microchip was embedded in the tumor, and both were excised. The bat died during the 5th postoperative week; necropsy revealed metastatic lesions in the peritoneal cavity. The authors stated that three bats of a population of 421 microchip-implanted bats over a 14-year period developed microchip-associated complications; two developed abscesses due to poor technique, and the third developed neoplasia as described in the report. The role of previously diagnosed hemochromatosis in the development of the tumor was unknown.
Soft tissue sarcomas associated with microchips were identified in a 4-year old, female degu and a 6-year old female feathertail glider.75 A fibrosarcoma was diagnosed in the degu 9 months following the implantation of the microchip. The feathertail glider developed osteosarcoma surrounding the microchip 5 years after implantation.
A long-term, controlled study of the effects of microchip implantation in dogs was reported, and short-term studies have demonstrated good biocompatibility and minimal tissue reaction around implanted microchips. Murasugi et al76 evaluated the effects of microchip implantation and readability in 9 dogs up to six years after implantation. The animals were anesthetized and the implanted microchips excised at 3 days, 3 months, 12 months, or 36 months after implantation. A foreign body reaction was histologically observed following implantation, but subsided within 3 months and was followed by the formation of a fibrous capsule. The fibrous capsule was unchanged from 12 months to 72 months after implantation.
Excision and examination of microchip implantation sites from cats, obtained 21 days after implantation, showed no inflammation associated with the microchip.77 Histopathologic evaluation of the tissues surrounding the implantation sites of a total of 90 RFID microchips for 16 weeks in 15 Beagle dogs revealed the formation of a noninflammatory, fibrous tissue capsule around 87 of the 90 implanted devices.59
The first report of a microchip-associated tumor in a pet was published in 2004.71 The dog, an 11-year old male, mixed-breed dog, developed a liposarcoma at the site of a microchip implanted craniodorsally to the top of the left shoulder blade (a common site for microchip implantation as well as vaccine administration). The owner observed a small nodule at the site of implantation approximately 18 months after implantation. The nodule increased in size, and was removed 3 years after initial implantation. The microchip was embedded in the tumor. Complete surgical excision was performed, and no signs of recurrence were observed 3 months after surgery.
The findings reported by Vascellari et al in 200471 report were similar to those reported by McCarthy et al in 1996,78 when an 11-year old spayed female, mixed-breed dog developed a liposarcoma associated with a glass foreign body. The authors determined the glass had become implanted when the dog had fallen from a pickup truck onto a gravel roadway 10 years prior to discovery of the mass. The foreign body and associated tumor were excised, and no tumor recurrence was observed one year after excision.77
The second report of a microchip-associated tumor was published by the Vascellari et al70 in 2006. A 9-year old, male French Bulldog developed a subcutaneous mass near the site of microchip implantation and vaccine administration approximately 8 months prior to tumor development. Histopathologic evaluation revealed infiltrative fibrosarcoma, similar to postinjection sarcomas observed in cats. In contrast to the prior case, the microchip in this case was attached to, but not embedded in, the tumor; based on the findings, the authors were unable to determine if the tumor was induced by the implanted microchip, rabies vaccines, or a combination of factors. Microchips are often implanted in sites commonly used for subcutaneous injection of vaccines; this further complicates efforts to establish a direct causal link between microchips and adverse reactions (including tumors).
Daly et al79 reported fibrosarcoma formation adjacent to an implanted microchip in a 14-year old cat. Similar to the case described above, the tumor was adjacent to, not embedded in, the tumor. Because the cat had also received numerous vaccines in the same area, the authors could not determine the origin of the fibrosarcoma. Treatment of the fibrosarcoma was multimodal, including preoperative radiation therapy and surgical resection of the mass. Histopathological evaluation of the excised mass revealed a lack of reaction around the microchip; this finding supports the likelihood that the proximity of the microchip to the tumor was coincidental, and the tumor was not induced by the presence of the implanted microchip. The report underscores the importance of following vaccination site recommendations, as described by the American Association of Feline Practitioners, to reduce the risk of sarcoma formation.
In the 13 years since inception of the BSAVA's microchip adverse reaction program, 2 tumors have been reported56 despite microchip implantation in more than 3.7 million pets in the United Kingdom.56,60 The WSAVA Microchip Committee concluded that the benefits of microchip implantation far outweighed the potential health risks.1"
Da notare che gli animali citati sono tutti molto più grossi e non ci sono rettili.
Ma anche che lo studio e' ormai datato, non considera i nuovi prodotti in oggetto e come hai detto tu, non considera rettili ma mammiferi, la cui incidenza ai tumori, malattie varie ecc e' del tutto diversa.Citazione:
Da notare che gli animali citati sono tutti molto più grossi e non ci sono rettili.
Ripeto, al momento possiamo solo considerare i pareri dei veterinari e degli allevatori che li hanno usati e li usano, sono gli unici ad averci avuto a che fare e a poter dare un opinione.
Avevo citato l'eccezione della T. kleinmanni in App. II e All. A, specificando fra parentesi che mi riferivo al solo genere Testudo :)
Poi è chiaro che, nella famiglia Testudinidae, ci sono altre eccezioni di questo tipo :)
Ahimè, sono daccordo con te :( e credo che sia anche la soluzione migliore per la salvaguardia degli animali selvatici
Studio vecchio non direi, visto che è aggiornato al 2009.
Ma, come sempre, se ci sono dati più aggiornati ben vengano!
Che poi non ci siano studi clinici sistematici sulle tartarughe è una vecchia storia.
E' anche da notare come l'uso normale sia un innesto sottocutaneo, mentre qui andiamo ad inserire il chip all'interno del carapace.
Qui altre raccomandazioni.
Guidelines for Microchip Transponder Sites - BVZS
Appunto...:shocked-:
In ogni caso uno studio del 2009 su prodotti ormai superati e che non sono l'oggetto...in oggetto, rappresenta un altra era geologica.
Anche gli attuali nanochip tra 3-4 anni e' probabile siano ampiamente superati e sostituiti da altri ancora piu piccoli.